Una cosa divertente (?) che non farò mai più – giorno 4

Una cosa divertente (?) che non farò mai più – giorno 4

Diario di bordo – Giorno 4
Impressioni frammentarie e piccole scoperte del giorno 4:
Della serie “Turismo in punta di piedi”: La Costa Smeralda ormeggiata nel porto di Cagliari, dalla veduta di ogni belvedere cittadino, conquista il podio come edificio più grande della città.
Il martedì, la skyline di Cagliari ha un comignolo giallo.
– Della serie, “I Sardi mi piacciono perché non la mandano a dire”. La guida durante l’escursione a Cagliari, con grande senso dell’ospitalità, ci accoglie così – cito testualmente: “La Sardegna è stata occupata dai Pisani, dagli Spagnoli, dai Savoia, e voi turisti, per così dire, siete gli ultimi invasori”. Ecco, se avevate dubbi …
– Della serie “Superstizione sul mare”. Ci sono voluti 3 giorni per scoprirlo: non esiste il ponte 13.
In un rigurgito di senso di colpa mi faccio sempre a piedi le scale del grattacielo galleggiante (però non alla sera – confesso – dove entro anche io nell’ascensore di specchi, ma solo per fotografarmi di nascosto l’outfit della serata, come una ferragnez de noialtri) e regolarmente trottando sui gradini finivo ansimante al ponte sopra al mio. Dapprima mi sono rallegrata, attribuendomi un fisico allenato che – quando gli dai il via – mi regala una spinta da roadrunner, poi ho capito che, semplicemente, il ponte 13 non esiste. Si passa dal deck 12 – Genova, al deck 14 – Venezia.
Il deck 13 – chenneso’, Bologna, – non pervenuto.
Rifiuto di chiedermi il perché.
– Della serie “Ricorda, che, se te lo meriti, la figura di cacca la fai”. E questa volta, stranamente, la gaffe non è opera mia. La scena è questa: mi avvicino a un idromassaggio con capienza massima di quattro persone, in cui stanno a mollo due ragazzi – uno con aria truce e l’altro molto sorridente, sono stranieri, molto congiunti, e parlano fra loro in tedesco.
Con la faccia a punto interrogativo chiedo ad altri signori che stazionano fuori dalla vasca se sono in fila per l’idro o se posso entrare. Il tipo omofobo a voce alta, perfettamente udibile: “Ma li hai visti quei due? Io che sono un uomo non ci entrerei, tu, secondo me, puoi andare tranquilla. Ci siamo intesi, no?”
Altroché se ho inteso e sono già lì che mi immergo.
Sorrido al sorridente fra le bollicine e cominciamo un’interessante conversazione, in perfetto italiano, con la coppia che vive a Monaco, parla un’infinità di lingue e… altrettante ne capisce.
– Della serie “La dura vita dello staff”. Io non resisto a intavolare conversazioni con l’equipaggio. Mi interessa la loro prospettiva su questo mondo surreale e sulla specie umana dei crocieristi, tra i quali, lo ammetto, mi sto confondendo piuttosto bene.
I membri dello staff sono molto omertosi e non raccontano niente. Scherzo con la ragazza che chiude il gruppo fila in escursione, quella che tiene in alto la palettina col numero 11 e ti sorveglia per denunciarti se ti allontani un po’ (per ora, se ti allontani, non ti lasciano più rimbarcare, ma presto passeranno al braccialetto esplosivo con GPS, credo) o se cerchi di fare shopping. Ha appena rimproverato amabilmente un crocierista che cercava di acquistare qualcosa di non sanificato da un vucumprà. Cerco di estorcerle qualche commento negativo sulla loro condizione lavorativa (oggettivamente dura: fanno tamponi ogni due settimane, non possono scendere mai dalla nave, a parte coloro che accompagnano le escursioni, comunque soggetti agli stessi divieti di shopping dei crocieristi). Ma lei, niente, si mostra sempre entusiasta e sorridente. Quando, però, risponde alla mia domanda “Come fate a procurarvi ciò che vi serve?” le balena un lampo di sincerità e sollievo: “Eh, per fortuna, che Amazon consegna nei porti”.
E Jeff Bezos può incassare anche questa.

Leggi il resto del diario di bordo:
giorno 1
giorno 2
giorno 3

giorno 5
giorno 6 – 7 – 8

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