Messico e nuvole – capitolo 3

Messico e nuvole – capitolo 3

Immagina di doverti spostare da una città all’altra, a piedi e in una terra molto calda; probabilmente ti metterai in cammino di notte. Ma di notte si muovono anche serpenti, tarantole, giaguari. Allora, se sei un Maya, ti sposterai sui sentieri bianchi (sac bé), cioè cammini cosparsi di sassolini candidi e fluorescenti, perfetti per riflettere la luce della luna e collegare le città.
Immagina di avere il pallino del cielo e dell’astronomia e di voler costruire un calendario di pietra, che sia anche un tempio e un simbolo del potere. Se sei un maya, costruirai una piramide di 24 metri su cui, ad ogni equinozio in primavera e in autunno, striscia l’ombra perfetta del serpente piumato. Oppure allineerai edifici affinché, ad ogni solstizio, il sole tramonti incuneandosi in una precisa fessura, penetrando con i suoi ultimi raggi la porta di un tempio a centinaia di metri di distanza… ed altre magie di astronomica architettura, perfette per incantare i turisti e far guadagnare alle guide messicane le loro meritate propinas.
Immagina, però, di essere nato in una classe bassa e poverissima; se sei Maya, sarai felice di essere scelto per un sacrificio agli Dei o che tua figlia nel fiore degli anni sia gettata nel cenote sacro per assicurare al popolo la pioggia e ti rallegrerai se tuo figlio, gran capitano di pelota, con la vittoria conquisterà anche l’onore di vedersi estrarre il cuore. È la fantastica lotteria della rincarnazione: un sacrificio a questo giro per garantire a te a alla tua famiglia un ritorno in vita fra quelli che dormono nella parte calda del letto.
Ed ecco spianata la strada agli Spagnoli e alla loro evangelizzazione di conquista: si tratta solo di cambiare il Dio per cui morire.

I Maya sono stati una scoperta per me.
Ho visto siti archeologici con tempi nella giungla che mi dovevo ripetere che no, non ero a Disneyworld nel padiglione di Indiana Jones, altri invasi dal turismo delle corriere e dalle bancarelle, come la povera Chichén Itzá– una fra le 7 Meraviglie dei Souvenir – e ho scoperto una civiltà incredibilmente affascinante, raffinata e ingenua al tempo stesso, ingannata dalla storia e dai Conquistadores.
Li vedi oggi questi discendenti dei Maya, ancora alti non tanto più dei 140 centimetri dei loro antenati e con nasi così simili a quelli ritratti sui bassorilievi, felici di condividere parole in lingua Maya (Hai presente i nomi del film Avatar? Proprio quei suoni lì).
Sono i pronipoti dei Maya, ma parlano spagnolo, affollano le messe cattoliche alla domenica, bevono Coca Cola, hanno chiese costruite con le pietre delle loro piramidi. È dura restare aggrappati alle proprie radici culturali adesso. Gli è andata male con la reincarnazione, mi sa.
Noi Italiani siamo più fortunati: dei bisnonni latini ancora parliamo una lingua derivata, nessuno ha costruito i propri luoghi di culto con le pietre del Colosseo, dato nuovi nomi alle nostre antiche città o bruciato i codici latini… insomma, dei cugini centurioni abbiamo ancora quasi tutto.
Anche una certa propensione ad evitare qualsiasi sacrificio personale, figuriamoci quelli umani.

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