Dolcetto o #EpicFail?

Dolcetto o #EpicFail?

Una volta si chiamava figuraccia o peggio.
Adesso la si bolla “EpicFail”, la si chiude dietro un cancelletto, si cinguetta ai quattro venti… e – Halloween o no – il terrore dei direttori marketing corre sul web.
L’ultima #EpicFail in ordine cronologico – ma è una hit parade in continuo aggiornamento – è quella di un ristorante vegano pugliese (leggi la notizia qui) che, a poche ore dal terremoto pubblica sulla propria pagina Facebook un post con claim: “Dolcetto o Terremoto? Aperti il 31, a cena”.
Seguono, in rapida successione:
1. indignazione del web,
2. suicida gestione della crisi da parte dei gestori che rivendicano la scelta di comunicazione non convenzionale per scuotere le coscienze e
3. reputazione online del ristorante in caduta libera.

Quale perla di saggezza contadina possiamo trarre dall’inquietante vicenda delle zucchine?

1. Al mercato non porti ciò che semini, ma ciò che cresce.
In comunicazione non conta cosa hai in mente di dire, ma cosa capisce il tuo pubblico.
Se coglie mele per pere è comunque un problema tuo. Scusati e trova l’errore.

2. Una cipolla al giorno leva tutti di torno
E’ vero, un pizzico di politicamente scorretto aiuta l’efficacia comunicativa. Ma il confine è sottile, soprattutto quando ci si muove sui terreni sdrucciolevoli del dolore, personale o nazionale che sia.
Irriverenti entrambe, eppure un abisso separa la geniale e osannata campagna di Checco Zalone per la ricerca sulla SMA (guarda lo spot) dalle zucchine terremotate!

3. Se sull’orto splende il sole, preparati alla tempesta.
E’ sempre bene avere in tasca un piano di crisi management quando si comunica sui social media. La virtualità talvolta sembra cancellare inibizioni e senno – Napalm51 di Crozza lo racconta bene (puoi vederlo qui) – ma le aziende devono essere pronte a dialogare con l’audience 2.0 con trasparenza e ragionevolezza.
Saranno tanto più convincenti, quanto più i valori del brand avranno radici profonde nella prassi e nella comunicazione.

4. Un buon contadino, di un podere ne fa due.
Gestire la comunicazione richiede know-how, la comunicazione social è la prima linea del brand, la trincea in cui si consumano conflitti e negoziati.
Metteresti in trincea uno stagista?

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